Nikita

martedì 31 dicembre 2013

I mie piccoli  Bengalini (Diamantini mandarini)
La mia coppia di  Agapornis Personata.
      



Una delle mie coppie di cocorite (pappaglallini ondulati)
                                                         

La riproduzione

I pappagallini ondulati sono uccelli che si sono adattati molto bene alla vita in cattività e che arrivano a ri­prodursi senza grossi problemi. Bi­sogna però seguire alcune semplici indicazioni per ottenere risultati soddisfacenti.
Innanzitutto va ricordato che la ri­produzione in natura non è legata alla stagione, tanto meno alla luce, bensì alla disponibilità abbondante di cibo; questo fa sì che i pappa­gallini ondulati si riproducano in qualsiasi mese dell'anno. In catti­vità quindi, essendo il cibo sempre abbondante, questi piccoli psittaci­di possono riprodursi per 12 mesi all' anno, ma il proprietario che ha a cuore la salute dei subi animali non deve permettere loro più di tre covate. '
I sistemi di allevamento del pappa­gallino ondulato sono allevamento a coppie e allevamento in colonia.
L'allevamento in colonia
Abbiamo già visto che i pappagal­lini sono animali socievoli e grega­ri che nidificano in colonia, quindi questo tipo di allevamento risulta quello più naturale. Bisogna possedere una voliera abbastanza grande per poter ospitare numerose cop­pie, ma bisogna fare attenzione che il numero delle femmine non supe­ri quello dei maschi, perché duran­te il periodo riproduttivo le even­tuali single possono diventare mol­to aggressive nei confronti delle accoppiate distruggendo nido, uo­va e nidiacei. Un maggior numero di maschi non crea problemi: gli scapoli infatti mantengono l'armo­nia della colonia anche aiutando a svezzare i novelli. Il numero dei nidi nella voliera de­ve essere doppio rispetto alle cop­pie e bisogna collocarli a una certa distanza uno dall' altro in modo da evitare i litigi tra le femmine. Se ciò non fosse possibile, allora biso­gna che siano divisi da un pannello in modo che le femmine non pos­sano vedersi.
Questo tipo di allevamento può da­re molte soddisfazioni, ma presen­ta il neo di non dare certezza sulla paternità dei novelli; i pappagallini ondulati fanno sì vita monogama, ma le scappatelle extraconiugali sono abbastanza frequenti.
L'allevamento a coppie
Con questo tipo di allevamento si possono perseguire fini selettivi. Si utilizzano le cosiddette gabbie da cova (60x40x50 cm) e bisogna fare in modo che le singole coppie pos­sano vedersi e sentirsi, altrimenti,
raramente intraprenderanno la ri­produzione, proprio per la loro ca­ratteristica di animali gregari. Se è possibile tenerne una sola coppia allora è meglio che sia adulta e che abbia già nidificato; inoltre, il locale nel quale viene tenuta la coppia non deve essere troppo tranquillo.
I riproduttori
cercare di ottenere dei successi la scelta dei riproduttori è molto importante. Grazie alla cera sopra il becco la distinzione dei sessi non presenta grosse difficoltà, anche se per alcune varietà di colore nel ma­schio la cera è rosa e nella femmi­na è molto sbiadita. I riproduttori devono essere adulti e avere compiuto almeno i lO mesi di età, meglio ancora i 12-14. Ac­coppiarli prima sarebbe molto dan­noso per la loro salute e soprattutto per il loro sviluppo fisico. Quando si formano le coppie bisogna tene­re presente che nei pappagallini ondulati altamente selezionati, quelli cosiddetti di taglia inglese, lo sviluppo corporeo è più lento, quindi conviene aspettare ancora qualche mese.
Ovviamente la salute dei riprodut­tori è di fondamentale importanza e bsogna escludere dalla riprodu­zione anche quei soggetti che han­no avuto- malattie infettive delle
quali potrebbero essere portatori
sani.
Almeno un mese prima dell'inizio delle cove bisogna unire i prescelti
in modo che abbiano il tempo di' conoscersi e abituarsi al cibo che utilizzeranno per l'imbeccata dei giovani. Se i due soggetti dimo­strano di non sopportarsi bisogna avere un po' di pazienza e tenerli
nella stessa gabbia ma divisi da una griglia in modo che abbian la possibilità di vedersi e sentirsi sen­za avère contatti diretti. Se ancha dopo questi tentativi non dovessero
andare d'accordo, allora bisogna sostituire un soggetto della coppia.
SCELTA DEI RIPRODUTTORI
Devono essere adulti di almeno 10-12 mesi di età.
.Sani e non portatori di qualche patologia.
.Affiatati e domestici. .Essere stati preventivamente abituati al cibo da allevamento.
Il nido
In commercio si trovano dei nidi in legno a cassetta appositamente stu­diati per le cocorite. Alcuni si svi­luppano in verticale e hanno il fo­ro nella parte alta del frontale. Il coperchio deve essere asportabile per permettere le ispezioni al suo interno. Migliori sono queilli con sviluppo orizzontale che hanno un'anticamera per evitare che la femmina, entrando nel;nìdo, cada sulle uova con il rischio di rompér­le.
I pappagallini ondulati non neces­sitano di materiale da imbottitura per il nido; tutt'al più della segatu­ra sul fondo aiuta a mantenere il giusto grado di umidità per il cor­retto sviluppo delle uova.
L'inizio delle cove
Come tutti gli uccelli da gabbia e da voliera allevati in cattività pres­so le nostre abitazioni, anche il pappagallino ondulato viene ac­coppiato in primavera interrom­pendo la riproduzione con il so­praggiungere dell' estate.
INIZIO DELLE COVE NEI SOGGETTI DA MOSTRA
Gli allevatori che sono usi parte­cipare alle mostre ornitologiche con i loro soggetti si vedono co­stretti ad anticipare l'inizio delle cove nel periodo ottobre-novem­bre per ottenere dei soggetti dallo sviluppo corporeo completo e quindi competitivi. I pappagallini ondulati infatti hanno uno svilup­po piuttosto lento e, se nati in pri­mavera, nel periodo delle mostre hanno appena 6-8 mesi e difficil­mente possono benfigurare.
L'accoppiamento
Per stabilire se i riproduttori sono pronti conviene attenersi all' osser­vazione dei loro comportamenti. La femmina visita sempre più fre­quentemente il nido dando gli ulti­mi aggiustamenti con il becco al foro di entrata. Il maschio invece si dimostra sempre più irrequieto e incomincia a fare le danze di cor­teggiamento, che consistono in piccoli saltelli sul posatoio, e a da­re leggere beccate a qualsiasi og­getto, anche al becco della compa­gna. Durante il corteggiamento il cicaleccio aumenta di intensità, risultando a volte anche fastidioso per gli astanti. Carezze e grattatine dietro la nuca fanno parte di questo rituale che porta la femmina ad ac­cucciarsi allargando le ali ogni vol­ta che il maschio le si avvicina.
Al culmine dell' eccitazione avvie­ne l'accoppiamento vero e proprio, che vede il maschio salire sulla groppa della femmina tenendosi aggrappato con le unghie al suo folto piumaggio. Con alcune acro­bazie sposta di lato la coda della femmina per ermettere il contatto tra le due cloache in modo che il materiale spermatlco possa fecon­dare le uova.
L'accoppiamento dura pochi se­condi, ma viene ripetuto numerose volte.

La deposizione
Come abbiamo visto, la femmina ispeziona subito il nido e le sue vi­site si fanno sempre più frequypt:i con l'avvicinarsi del momento del­.la deposizione, che avviene di nor'­ma nel polDceriggio.
Qualche giorno prima della deposi. zione del primo uovo la femmina trascorre anche la notte nel nido e questo è per noi un evidente segna­le che tuttp sta procedendo per il meglio.
Le uova sono bisnche e rotonde e vengono deeposte, a giorni alterni; il
loro numero Varia da 2 a 12, con una media di 4-5 uova,per covata.

DEPOSIZIONE DEL PRIMO
L'imminenza della deposizione si rende evidente dalla presenza sul
fondo della gabbia di escrementi molto voluminosi, dovuti al fatto che la femmina non defeca nel nido, ma accumula gli escrementi nella cloaca liberandosene nelle brevi uscite quotidiane. '
INIZIO DELLA DEPOSIZIONE
A una settimana dall' accoppia­mento avviene di norma la depo­sizione del primo uovo. Alcune femmine, soprattutto le giovani alla prima deposizione, possono ritardare finoa tre settimane, ter­mine oltre il quale è evidente che
qualche cosa non va per ilverso
giusto,
La cova
L'incubazione inizia dopo cirGatre
.giorni dalla deposiziope del primo uovo e dura in media da 19 a 23 giorni. Questo compito è affidato alla sola femmina, che mal soppor­ta"la presenza del maschio nel njido. Durante tutto il periodo deU'i:p­cubazione la femmina gira le uova per far sì che lo sviluppo embrio­naIe sia regolare.
Con l'approssimarsi della schiusa bisogna fare attenzione che l'umi­dità ambientale, soprattutto quella del nido, sia sufficientemente alta da permettere la schiusa delle uo­va. È buona norma inumidire la se­gatura posta nel nido proprio per dare il giusto grado di umidità.
La schiusa
Alla nascita i pappagallini sono completamente nudi, privi anche del leggero piumino che hanno i canarini, e hanno gli occhi chiusi. Sono quindi molto sensibili al freddo e vanno maneggiati il meno possibile, anche per non innervosi­re la femmina. La loro crescita èmolto rapida e nel giro di soli 15 giorni i piccoli sono già impiumati. All' alimentazione dei novelli ap­pena nati partecipa solo la femmi­na; il maschio si prenderà cura del­la nidiata solo più avanti, verso lo svezzamento.
Lo svezzamento
Anche se alla nascita sono comple­tamente implumi e hanno gli occhi chiusi la loro crescita è molto velo­ce: a 3-4 giorni spuntano le prime piume e a 8 giorni aprono gli oc­chi. A 2-3 settimane il piumaggio èquasi completo, eccetto la coda che è molto corta; il disegno del man­tello si completerà con il passare delle settimane.
In tutto questo periodo dobbiamo comportarcicin modo moJto sem­plice, lasciand'o i genitori liberi e tranquilli nelle loro funzioni; una controllata al nido ogni giorno è però consigliabile per essere certi che tutto proceda per il meglio.
All' età di quattro settimane, infine, i novelli escono dal nido per le pri­me visite al mondo esterno. È que­sto il momento più delicato, perché i novelli non sono ancora in grado di alimentarsi da soli, ma cercano di diventare indipendenti. Per un certo periodo, per dormire, di not­te, continuano a tornare nel nido, ma ben presto lo abbandonano de­finitivamente per intraprendere una vita da adulti.
Durante questo periodo è il ma­schio a prendersi cura della loro alimentazione, mentre di norma la femmina pensa a una nuova cova­ta. Per questo motivo, quando i no­velli sono usciti dal nido per non tornarci più, è consigliabile sosti­tuirlo con uno nuovo e pulito.
Infine all' età di sei settimane pos­siamo considerare indipendenti i nostri pappagallini, che possono essere allontanati dalla gabbia dei genitori per essere messi in un am­pio gabbione dove possono fare del moto per irrobustirsi e crescere sani.
COME CONTROLLARE NIDO E NOVELLI
Per evitare di disturbare la fem­mina durante controlli quotidia­ni al nido è sufficiente attendere che essa esca per mangiare, in modo da poter osservare il conte­nuto del nido senza spaventarla. Se questa operazione non fosse di facile esecuzione si consiglia di riempire le mangiatoie con ci­bo fresco e allettante per richia­mare l'affamata femmina fuori dal nido.

VITA RIPRODUTTIVA DELLE COCORITE


Maturità sessuale10-12 mesi
Accoppiamento
primavera(eventualmente inverno)
Deposizione
Una settimana dopo l'accoppiamento, nel pomeriggio a giorni alterni (ma anche tutti giorni)
Numero uova2-12, normalmente 4-6
Durata della cova19-23 giorni
Alla schiusacompletamente implumi e con gli occhi chiusi
Le prime piume3-4 giorni
Apertura occhigiorni
Mantello quasi completosettimane
Prime uscite dal nidosettimane
Svezzamentosettimane
Vita riproduttiva6-7 anni

sabato 28 dicembre 2013







La mia piccola colonia di diamantini (bengalini)
                                                             Caratteristiche
  • Il primo passo da affrontare per valutare se allevare dei diamantini (o in generale tenere degli animali domestici) è capire se abbiamo veramente la disponibilità e la capacità di prenderci cura di loro. Dobbiamo tener conto che occuparsi di un animale significa potergli offrire un luogo adeguato in cui vivere, offrirgli tutte le cure quotidiane di cui necessita e avere qualcuno che possa prendersi cura di loro in caso di una nostra assenza: queste sono le condizioni primarie e necessarie che dobbiamo soddisfare per decidere se acquistare o meno un animale.
  • 2
    Per l’allevamento dei diamantini è necessario disporre di un terrazzo o meglio di un giardino in cui collocare la gabbia e di un luogo al chiuso dove eventualmente spostare all’interno la voliera durante il periodo freddo. La gabbia deve essere collocata in un posto luminoso, ma non esposta ai raggi forti del sole, soprattutto d’estate, e lontana da correnti d’aria e spifferi. La scelta ideale è una gabbia o una voliera mobile che possa essere spostata all’interno durante la stagione fredda o in caso di forte maltempo. Nel caso di una voliera fissa esterna dobbiamo provvedere a una tettoia che ripari dalla pioggia e dal sole, e anche da coperture da applicare in caso di forte vento e gelo che potrebbero essere fatali per i nostri diamantini.
  • 3
    Nella gabbia dei nostri diamantini non possono mancare alcuni accessori, assolutamente indispendabili per la loro sopravvivenza. Bastoncini di appoggio in numero adeguato: gli uccellini devono potersi spostare agilmente da un luogo all’altro della voliera (soprattutto se d grandi dimensioni), quindi devono essere abbastanza da potersi spostare saltando da uno all’altro, ma non troppi, in modo da permettere brevi voli. I bastoncini devono essere del diametro adeguato per la presa delle loro piccole zampe, quindi all’incirca mezzo centimetro. Mangiatoie e vaschette per il cibo: devono garantire la somministrazione continua del cibo e la sua pulizia. I semi devono poter restare asciutti e puliti. La scelta più semplice sono le mangiatoie che tengono coperti i semi e permettono all’uccello di mangiare introducendo la testa. Se la mangiatoia è scoperta il mangime da pulito e setacciato ogni giorno. Vaschette per l’acqua: come per le mangiatoie esistono degli abbeveratoi specifici per voliere che permettono di mantenere l’acqua pulita. Vaschette per il bagno: i diamantini si lavano ogni giorno ed è indispensabile fornire delle vaschette per il bagno in cui mettere pochi centimetri di acqua pulita. Nidi: sono indispensabili sia per le nidiate che come rifugio per dormire la notte. I nidi preferiti dai diamantini sono quelli di paglia a forma di uovo, che vanno agganciati sulla griglia della voliera, possibilmente in alto, vicino a dei bastoncini d’appoggio. Inoltre va lasciato in fondo alla voliera del materiale con cui gli uccellini riempiranno i loro nidi: è importante non introdurre mai fili, lane, stoffe, spaghi, materiali di plastica perchè si legano attorno alle loro zampe e rischiano di ferirsi e perdere delle dita. I materiali adeguati sono paglia, fieno, muschio essiccato, erbe secche.
  • 4
    La cura dei vostri diamantini deve essere una lavoro quotidiano e se vi allontanate da casa per alcuni giorni, è bene trovare qualcuno che si possa prendere cura di loro, spiegando cosa deve fare per garantire la sopravvivenza dei vostri uccellini. Il cibo nelle mangiatoie va controllato ogni giorno, anche se le vedete ancora piene è possibile che si tratti di semi vuoti già mangiati: basterà soffiarci sopra per capirlo, se volano via significa che non c’è seme all’interno e quindi va riempito nuovamente. Il metabolismo degli uccelli richiede un nutrimento continuo quindi dobbiamo assicurarci che abbiano sempre semi a disposizione lungo tutto il corso della giornata. L’acqua degli abbeveratoi e delle vaschette per il bagno deve essere assolutamente cambiata ogni giorno, per evitare infestazioni e malattie. Il fondo della gabbia va pulito anch’esso, possibilmente ogni giorno, utilizzando delle carte usa e getta oppure lavando il supporto estraibile. Esistono in commercio anche delle sabbie apposite per il fondo gabbia, ma vanno anch’esse tenute pulite costantemente. Controllate sempre che la voliera si trovi in un clima e temperature adeguato: lontano da correnti d’aria, lontano da raggi diretti del sole. Se abitate in luogo in cui d’inverno le temperature si abbassano molto provvedete a portarli all’interno o a ripararli dal gelo.
  • 5
    La dieta dei diamantini è piuttosto varia, quindi possiamo accompagnare i mix di semi che troviamo in commercio con altri alimenti, a seconda del loro gusto. Vengono apprezzati l’uovo lessato, l’insalata di campo, l’osso di seppia (indispensabile per l’apporto di sostanze nutritive), mele e vegetali vari: provate a lasciare qualche pezzo di frutto o di verdura nella gabbia e vedete se è di loro gradimento o meno, ma non introducete erbe selvatiche o che non conoscete perchè potrebbero essere velenose, verificate prima consultando un esperto. Per la loro salute esistono in commercio anche integratori vitaminici (da sciogliere in acqua o nei pastoncini) e pastoncini per i piccoli, verificate sempre sulle confezioni l’uso, i dosaggi e le date di scadenza.

martedì 24 dicembre 2013




Le mie testudo hermanni hermanni:
                                                               Caratteristiche
La Thb adulta invece raggiunge dimensioni massime maggiori: i maschi possono arrivare a 19 cm, le femmine fino a 25-28 cm. Il piastrone presenta una colorazione molto più sfumata e meno definita rispetto alla Thh e la sutura pettorale è di norma più ampia di quella femorale (o al più uguale). Il carapace presenta una colorazione chiara con le areole degli scuti dai colori brunastro o nero, generalmente più spenti rispetto a Thh. 
La T.h. hercegovinensis è caratterizzata dall’assenza della scaglia inguinale ed è molto somigliante alla Thb, con l’eccezione della colorazione del piastrone, simile a quello di Thh, e delle dimensioni massime raggiunte, circa 17 cm per i maschi e 19 per le femmine. 
La T.h. 'peloponnesica' è caratterizzata da dimensioni molto piccole e da una colorazione del carapace e del piastrone molto scura. 

Dimorfismo Sessuale 
Il dimorfismo sessuale in questa specie è abbastanza evidente: i maschi sono di dimensioni minori ed hanno un piastrone maggiormente concavo. La coda del maschio è più lunga e grossa e presenta uno sperone corneo molto più sviluppato. L’apertura cloacale è posta più distante dalla base della coda che non nella femmina, e l’angolo formato dagli scuti anali è ottuso. Lo scuto sovracaudale nel maschio è più concavo, essendo maggiormente ripiegato verso la coda.
Le femmine raggiungono dimensioni superiori, presentano un piastrone piatto, hanno una coda corta e l'apertura cloacale è posta vicino alla base. L’angolo degli scuti anali è molto più stretto rispetto ai maschi. Lo scuto sovracaudale è in linea con il resto del carapace.
Il sesso della Th è non è generalmente distinguibile con sufficiente certezza prima dei tre-quattro anni di età. L’età in cui diventa possibile distinguere i sessi è funzione anche del tasso di crescita dell’animale. Per la distinzione del sesso di esemplari non ancora pienamente maturi, si può far riferimento ad alcune caratteristiche che si sviluppano più precocemente di altre: normalmente, uno degli elementi maggiormente significativi a tal scopo è l’angolo formato dagli scuti anali, più ottuso negli esemplari maschi rispetto alle femmine. 
Alimentazione
Testudo hermanni è una tartaruga prettamente erbivora, si nutre essenzialmente di erbe di campo. E’ consigliabile variare frequentemente le erbe di campo da somministrare, preferendo quelle con un rapporto fosforo/calcio più sbilanciato a favore di quest’ultimo. In caso di indisponibilità delle erbe di campo, è possibile somministrare verdure acquistabili dal fruttivendolo quali cicoria, radicchio, indivia, scarola, che devono essere preventivamente ben lavate. E’ sconsigliabile la lattuga che, pur essendo molto gradita alle tartarughe, è molto povera di fibre ed elementi nutritivi. 
Una buona pratica è costituita dal fornire, ad esempio una volta alla settimana, erbe di campo essiccate al sole o fieno, in quanto ricche di fibre, indispensabili per una corretta crescita della tartaruga.
Occasionalmente è possibile fornire frutta matura, facendo attenzione che essa non costituisca più del 10% della dieta complessiva. E possibile fornire mele, pere, fichi, melone, fragole, ciliegie, more, fichi d’india, mentre sono da evitare gli agrumi, i kiwi e le banane. Nei limiti del 10% precedentemente citati, è possibile somministrare alcuni ortaggi, quali ad esempio pomodori maturi. 
Allevamento
Testudo hermanni, così come le altre specie autoctone, necessita di una sistemazione all’aperto. L’ambiente ideale è costituito da un’ampia zona recintata raggiunta dai raggi solari fin dalle prime ore del mattino e provvista di zone ombrose in cui trovare riparo nelle ore più calde della giornata. E’ altresì necessario predisporre uno o più rifugi in cui la tartaruga possa trovare riparo durante la notte o nelle giornate più fredde. È buona norma che i rifugi siano leggermente rialzati, al fine di evitare allagamenti ed eccessiva umidità all’interno. Per garantire un maggiore isolamento termico del rifugio, è possibile realizzare al suo interno un substrato costituito da foglie secche e terriccio.
La possibilità di beneficiare dei raggi solari, di poter fare movimento e di pascolare all’aperto sono estremamente importanti per il corretto allevamento. Nel recinto non dovranno mancare, quindi, zone di pascolo in cui la tartaruga possa trovare le erbe selvatiche necessarie alla propria alimentazione.
Un’altra caratteristica importante è la recinzione: essa non deve consentire all’animale di guardarvi attraverso e non deve avere appigli che possano servire a tentare pericolosi arrampicamenti. Le tartarughe sono animali molto curiosi ed esploratori, per cui, in assenza di questi opportuni accorgimenti, tenderanno incessantemente a voler oltrepassare la recinzione.

Testudo hermanni, essendo una specie autoctona, effettua il letargo. Alle latitudini dell’Italia peninsulare va in letargo da novembre ad aprile. Nelle zone più a nord il periodo del letargo può anticiparsi di un mese, per via delle temperature più rigide.
Il letargo è una fase molto importante del ciclo annuale di vita dell’animale, ad esempio per il ciclo riproduttivo. Il letargo può essere affrontato all’aperto, in opportuni rifugi in cui l’animale abbia anche la possibilità di interrarsi per sfuggire ai rigori climatici delle giornate invernali più fredde. 
Durante il letargo, è importante inoltre proteggere gli animali da possibili attacchi di roditori o altri predatori. Temperature ideali per il letargo vanno dai 4°C a 10°C. Temperature più basse di 2°C sono potenzialmente pericolose, temperature più alte di 10°C possono innalzare troppo il metabolismo dell’animale, comportando un eccessivo consumo delle risorse accumulate nella stagione calda.
Talvolta si preferisce far trascorrere il letargo in modalità controllata, disponendo le tartarughe in una scatola di legno, riempita di terra e foglie secche, da posizionare in un apposito locale (ad esempio una cantina) che garantisca il range di temperatura ideale.
Al risveglio dal letargo, è molto importante dare la possibilità alle tartarughe di idratarsi, lasciando a disposizione acqua da bere. Questo aspetto è particolarmente importante per gli esemplari giovani.

Nel caso di problemi di salute accertati da un medico veterinario, può essere necessario far saltare il letargo. In questo caso sarà necessario predisporre un terrario al chiuso, le cui dimensioni sono funzione della taglia e del numero di animali presenti, in cui far svernare gli esemplari in cura. Il terrario dovrà garantire condizioni di temperatura diurna di 26 gradi nella zona calda e di 20-22 gradi nella zona fresca, con un abbassamento notturno fino ai 18-22 gradi. Le corrette temperature possono essere garantite da una lampada opaca spot durante il giorno e da una lampada in ceramica durante la notte, controllate da un termostato sufficientemente sensibile. 
L’esposizione ai raggi ultravioletti dovrà essere garantita da una lampada UVA/UVB, opportunamente controllata da un timer che ne dovrà garantire l’accensione in coerenza con il fotoperiodo.
Il fondo del terrario può essere realizzato utilizzando normale terra di campo mista a torba di sfagno. 
La sistemazione in un terrario al chiuso, se pur correttamente predisposto, è da considerarsi solo una condizione di allevamento temporanea, in quanto non garantisce a lungo andare delle corrette condizioni di vita a questa specie, che necessita di essere allevata all’aperto per ogni periodo dell’anno.
Accoppiamento e riproduzione
La maturità sessuale nella Th in cattività si raggiunge solitamente prima rispetto agli esemplari in stato di libertà. I maschi In cattività possono raggiungere la maturità sessuale già da una lunghezza di 8-9 cm, le femmine ad una lunghezza di 12-13 cm.
La stagione dell’accoppiamento dura per l’intero periodo in cui le tartarughe non sono in letargo, anche se gli accoppiamenti si intensificano in primavera e verso la fine dell’estate. Il maschio è molto aggressivo ed insegue la femmina con insistenza, mordendole la testa e le zampe, stimolandola con lo sperone corneo della coda, e tenta più volte l’accoppiamento montando sul dorso della femmina. Durante l’accoppiamento e nelle fasi di corteggiamento, il maschio apre la bocca ed emette dei suoni caratteristici, udibili anche a diverse decine di metri di distanza. Nell’accoppiamento il maschio è piuttosto aggressivo e violento e può pertanto provocare lesioni alla femmina. Per questo motivo, in cattività è opportuno mantenere un maschio e più femmine, indicativamente in rapporto uno a tre o uno a quattro. Inoltre, nei casi in cui il maschio risulti particolarmente aggressivo, è opportuno separarlo dalla femmina dopo l’accoppiamento, per consentirle di deporre. Dopo l’accoppiamento, la femmina conserva lo sperma all’interno del proprio corpo in un apposito organo, che può darle la possibilità di deporre uova fertili fino a 4 anni dopo l’accoppiamento.
La femmina può effettuare più deposizioni per ciascuna stagione; le deposizioni sono generalmente due, una a maggio e una a giugno, I piccoli nascono tra agosto e settembre, ma, nel caso in cui le uova non si schiudano prima dell’arrivo della stagione fredda, i piccoli sono in grado di andare in letargo all’interno del’uovo, che si schiuderà quindi in primavera.
Accoppiamento e riproduzione
La maturità sessuale nella Th in cattività si raggiunge solitamente prima rispetto agli esemplari in stato di libertà. I maschi In cattività possono raggiungere la maturità sessuale già da una lunghezza di 8-9 cm, le femmine ad una lunghezza di 12-13 cm.
La stagione dell’accoppiamento dura per l’intero periodo in cui le tartarughe non sono in letargo, anche se gli accoppiamenti si intensificano in primavera e verso la fine dell’estate. Il maschio è molto aggressivo ed insegue la femmina con insistenza, mordendole la testa e le zampe, stimolandola con lo sperone corneo della coda, e tenta più volte l’accoppiamento montando sul dorso della femmina. Durante l’accoppiamento e nelle fasi di corteggiamento, il maschio apre la bocca ed emette dei suoni caratteristici, udibili anche a diverse decine di metri di distanza. Nell’accoppiamento il maschio è piuttosto aggressivo e violento e può pertanto provocare lesioni alla femmina. Per questo motivo, in cattività è opportuno mantenere un maschio e più femmine, indicativamente in rapporto uno a tre o uno a quattro. Inoltre, nei casi in cui il maschio risulti particolarmente aggressivo, è opportuno separarlo dalla femmina dopo l’accoppiamento, per consentirle di deporre. Dopo l’accoppiamento, la femmina conserva lo sperma all’interno del proprio corpo in un apposito organo, che può darle la possibilità di deporre uova fertili fino a 4 anni dopo l’accoppiamento.
La femmina può effettuare più deposizioni per ciascuna stagione; le deposizioni sono generalmente due, una a maggio e una a giugno, I piccoli nascono tra agosto e settembre, ma, nel caso in cui le uova non si schiudano prima dell’arrivo della stagione fredda, i piccoli sono in grado di andare in letargo all’interno del’uovo, che si schiuderà quindi in primavera.

Cura dei piccoli
Gli esemplari neonati, dopo l’assorbimento del sacco vitellino e la “chiusura” del piastrone, possono essere trasferiti in un terrario all’aperto opportunamente costruito per loro. E’ molto importante che tale terrario sia protetto da predatori quali topi e volatili, ad esempio con una rete metallica a maglie strette, che garantisca protezione da attacchi dal basso e dall’alto.
Particolare attenzione va dedicata alla predisposizione del terrario in cui i piccoli vivranno, evitando i pericoli a cui i soggetti giovani sono più esposti (ribaltamento, annegamento nel sottovaso con l’acqua) e garantendo il giusto tasso di umidità, l’esposizione ai raggi solari, la disponibilità di zone d’ombra e rifugi.

Note
Testudo hermanni è una specie adatta per chi vuole iniziare a cimentarsi nell’allevamento delle tartarughe. Essendo una specie autoctona e molto resistente, ben si adatta ai climi della nostra penisola. 

Legislazione
Testudo hermanni è inserita in Appendice II CITES e in Allegato A del Reg. 1332/2005 della Comunità Europea.

lunedì 23 dicembre 2013




Queste sono le mie Pelomedusa subrufa
                                                              CARATTERISTICHE
Pelomedusa subrufa e' una tartaruga semi-acquarica attiva durante la stagione umida delle piogge durante la quale sono frequenti lunghi spostamenti alla ricerca dei bacini o delle pozze adatti alla loro sopravvivenza.
Durante la stagione secca (da novembre a dicembre), in assenza di precipitazioni, quando molte pozze si prosciugano, si rifugiano in un substrato fangoso ed estivano per due o tre mesi per risvegliarsi in corrispondenza dell' inizio della stagione delle piogge (maggio-giugno) e riprendere le loro camminate in cerca di un acquitrino.
Sono tartarughe che fanno basking raramente e soprattutto nei periodi in cui le temperature non sono troppo elevate. Spesso utilizzano una tecnica di attacco di gruppo quando si tratta di una preda particolarmente grossa. Non e' una abile nuotatrice e lo si denota anche dalla forma del carapace. In natura se infastidita emette un odore sgradevole, mentre in cattività non mostra mai questo atteggiamento.

Pelomedusa subrufa e' una tartaruga semi-acquarica attiva durante la stagione umida delle piogge durante la quale sono frequenti lunghi spostamenti alla ricerca dei bacini o delle pozze adatti alla loro sopravvivenza.
Durante la stagione secca (da novembre a dicembre), in assenza di precipitazioni, quando molte pozze si prosciugano, si rifugiano in un substrato fangoso ed estivano per due o tre mesi per risvegliarsi in corrispondenza dell' inizio della stagione delle piogge (maggio-giugno) e riprendere le loro camminate in cerca di un acquitrino.
Sono tartarughe che fanno basking raramente e soprattutto nei periodi in cui le temperature non sono troppo elevate. Spesso utilizzano una tecnica di attacco di gruppo quando si tratta di una preda particolarmente grossa. Non e' una abile nuotatrice e lo si denota anche dalla forma del carapace. In natura se infastidita emette un odore sgradevole, mentre in cattività non mostra mai questo atteggiamento.

Non e' possibile allevarle all' aperto visto le temperature delle zone di provenienza. L' acquaterrario deve essere di dimensioni minime pari a 100 cm x 50 cm considerando una tartaruga adulta.
Il livello dell' acqua deve permettere alla tartaruga di respirare tenendo le zampe posteriori ancorate a terra, ricordandosi che sono scarse nuotatrici e si limitano a camminare sul fondo piuttosto che nuotare.
Sono consigliate per Pelomedusa subrufa temperature dell'acqua abbastanza elevate comprese tra i 25 e i 31 gradi centigradi: l'ideale e' 26-28. Al di sotto del valore minimo tollerabile, relativamente alto rispetto ad altre specie (circa 23-24 gradi), iniziano a manifestare un forte rallentamento del metabolismo, inappetenza e apatia che per questa specie può risultare fatale visto che per tutto l'anno nei luoghi di origine le temperature si mantengono abbastanza regolari e costanti. Temperature troppo elevate (necessarie solo in caso di debilitazioni o malattie) aumentano notevolmente il metabolismo e possono indurre la tartaruga all'estivazione, molto frequente in questa specie.
Di notte e' opportuna una escursione termica di 4 o 5 gradi centigradi. E' necessario dotare l' acquaterrario di un area emersa costituita da sassi non taglienti o tronchi (ottime le radici di mangrovia) ma anche di un' ampia superficie estesa per almeno la metà della superficie acquatica in parte costituito da terriccio umido.
L' acquaterrario deve essere dotato di un neon UVB (essenziale) con valore del 7% acceso dalle 10 alle 12 ore e posto a distanza massima di 30 cm e di una lampadina tipo spot in grado di riscaldarne un punto creando in un punto una temperatura anche oltre i 30 gradi centigradi necessari alla loro termoregolazione soprattutto se la temperatura dell' acqua non e' molto elevata.
E' fondamentale mantenere una pulizia costante dell'acquaterrario. Alcuni esemplari di Pelomedusa subrufa, in natura, vivono in acque con pH particolarmente alto (alcalino), compreso tra 8.0 e 8.5. Può essere quindi opportuno controllare i valori del pH e stabilizzarli su questo valore, aggiungendo ad esempio della sabbia corallina o del grit marino sul fondo o nel filtro raggiungendo il valore desiderato. Intervenire sul pH e' consigliato agli allevatori più esperti.

Pelomedusa subrufa e' una specie carnivora, trae il necessario apporto nutritivo da molti alimenti proteici per cui e' necessario che la dieta sia estremamente varia ed equilibrata. In natura si nutrono di tutto ciò che capita nei loro paraggi soprattutto di insetti, molluschi, crostacei, vermi, piccoli mammiferi, pesci e pesciolini.
In cattività l' alimentazione deve essere estremamente varia.

Pelomedusa subrufa puo' seguire una dieta a base di insetti (grilli, lombrichi, cavallette, camole della farina ...) opportunamente alimentati e pesci d' acqua dolce (trota, alborelle, acquadelle, gambusie ecc..) vivi, morti o interi (la soluzione migliore) a seconda della taglia della tartaruga.
Assumendo cibi poveri di vitamine e calcio e' importante che il pesce venga somministrato intero con tutte le interiora, ricche appunto di vitamine e che il cibo venga regolarmente spolverato con del carbonato di calcio.


Questa e' la mia Sternotherus carinatus:
CARATTERISTICHE
E' una tartaruga poco propensa al nuoto e preferisce sostare in acqua poco profonde.
Passa parte della giornata facendo basking sia sulle rive dei bacini in cui vive sia arrampicandosi sulle radici affioranti.
Ha abitudini strettamente notturne o crepuscolari. Visto le temperature dell' areale di provenienza Sternotherus carinatus va in letargo durante i mesi più freddi come alcuni Emydidi.
E' una tartaruga particolarmente mordace e ha un insolito metodo di difesa: se attaccata secerne dalle ghiandole poste sotto il carapace un liquido maleodorante che allontana il predatore. In cattività mostra raramente questa "peculiarità".
Sono animali attivi anche a basse temperature a differenza di altre specie diffuse negli stessi areali.E' una tartaruga acquatica piccola e raggiunge la dimensione massima di 16 cm anche se in cattività raggiunge 
dimensioni minori.Presenta un carapace particolarmente a cupola con colori che vanno dal marrone al grigio, mentre da giovane e' molto chiaro con tanti puntini neri.La caratteristica più evidente tra i due sessi e' la coda: nei maschi e' molto larga alla base e con l' apertura cloacale verso l' estremità. Nelle femmine invece la coda più piccola e sottile ha l' apertura della cloaca posta vicino agli scuti anali.
Un ulteriore dimorfismo e' rappresentato dagli scuti anali: nei maschi sono meno accentuati rispetto alla femmina in cui coprono maggiormente la coda con un angolo maggiormente chiuso rispetto ai maschi.
Personalmente stabulo esemplari baby in acquaterrari con circa 10-15 cm di acqua, molte piante acquatiche, lenticchie d' acqua che sono particolarmente gradite come cibo, fondale sabbioso irregolare in modo da creare zone con profondità minime (importantissimo vista la scarsa attitudine al nuoto).
Temperature circa 25°C con abbassamenti notturni a circa 18. Neon UVB, radici e corteccia di sughero per eventuale basking e zona emersa (raramente utilizzata).
Gli esemplari adulti sono allevati all' aperto in un laghetto di dimensioni 2x2 metri con fondale melmoso di circa 1mt, spiaggiamenti e numerosi appigli acquatici.
Gli adulti in acquaterrario vengono da me allevati in acqua a temperatura ambiente (non sotto i 20 gradi) ed un faretto spot per creare un gradiente (poco utilizzato) ed un allestimento simile a quello per i baby con l' aggiunta di una zone emersa in terra per eventuale deposizione, tuttavia assai difficile in ambiente artificiale (depongono spesso in acqua mangiandosi le uova).
L' alimentazione, onnivora, è costituita da tutti quei cibi particolarmente graditi quali: insetti, chioccioline, lombrichi, pesci, gamberetti freschi, piante acquatiche ecc...



Queste sono una delle coppie che ho di quagli cinesi,maschio ancestrale e femmina argento.Sono animaletti  deliziosi.PICCOLA DESCRIZIONE:

  • Per la minuta taglia si adatta molto bene all’allevamento in gabbia o in voliera, l’importante che il fondo sia provvisto di uno strato di sabbia o trucioli. E’un uccello molto tranquillo, per cui possibile farlo coabitare con altre specie d’uccelli, con l’eccezione dei piccoli galliformi. Essendo una specie monogama, va di solito allevata in coppia.
La femmina costruisce,di regola, il nido nella vegetazione più folta e ne ricopre la coppa con un piccolo tetto formato da rametti. Sono deposte da 4 a 6 uova bruno-olivastre macchiettate di bruno scuro o nero.Entrambi i genitori collaborano nella cova e dopo 16 giorni nascono i piccoli pulcini striati, non più grandi di un calabrone, che si sviluppano molto velocemente. Le piume delle ali e della coda iniziano a diventare visibili già al secondo o terzo giorno di vita; a due settimane sono in grado di svolazzare e a sei settimane sono completamente impiumati. La femmina depone anche in gabbia; in questo caso è necessario porre le uova in incubatrice e quindi i pulcini appena nati in una piccola scatola dotata di una sorgente di calore.
In natura la quaglia della Cina è diffusa, in dieci sottospecie, dall’India anteriore e da Ceylon fino a sud-est della Cina, a Taiwan e oltre ancora nell’arcipelago indonesiano, in Nuova Guinea, in Nuova Caledonia, nell’arcipelago di Bismarck, fino alle coste settentrionali, orientali e sud-orientali dell’Australia. Il suo habitat è costituito dalle praterie paludose e dalle steppe erbose. Nelle zone coltivate la quaglia della Cina frequenta le stoppie delle risaie dopo la mietitura.
Il maschio, molto colorato, si differenzia notevolmente dalla femmina, bruna. La quaglia della Cina non vola volentieri, in caso di pericolo preferisce cercare scampo nella corsa.